Amore che alberghi nei giorni lieti
ed entri nell'anima
saluta il viso che lo sguardo
sfiora e subito s'illumina.
Occhi di giada si spalancano
sulla viva luce e appaiono immensi,
dentro di loro criniere di cavalli
selvaggi corrono incontro al vento leggero
che soffia sulle verdi pianure d'America.
Dentro di loro si aprono le speranze
che allontanano le lacrime;
per fare una gioia occorre
una visita attesa da tempo.
Ora che è giunta non accostarti troppo
non portarla nella foresta di passioni,
lasciala scorrere lieve come acqua
di ruscello e sedendoti calma
accanto alla riva godi
il suo gorgogliare gentile.
Sul palcoscenico della vita
ognuno rappresenta il proprio teatro
e tutti ci chiediamo perché.
In questo cielo troppo azzurro,
in questo mare verde cupo
una nota stonata dà fastidio
e miserevole appare la verità.
Sul palcoscenico vale l'esercizio di stile,
il giardino fiorito raffigurato
non profuma, ma ne suggerisce
tutta la bellezza.
Il poeta tenta di piegare verso di sé
il racconto d'ombre che nessuno capisce,
immagina figure di pensiero vitali
all'esistenza e riflette sul loro significato.
Attraverso la sua coscienza scruta
nel mondo ignoto dell'ultrasensibile
per renderlo a noi noto e reale.
Il poeta infonde luce ed energia alle parole
affinché le nostre sensazioni esplodano
e si manifestino in tutta la loro interezza.
Cavalcare la sofferenza, domarla,
portarla al pascolo, il poeta non ne gode,
è l'anima sensibile che lo colora sulla tela
d'amore come sognatore visionario
che gli fa afferrare ciò che altri
non desiderano e tacciono a sé stessi
pur di bere alla fontana della vita.
La vita non è solo ansia,
pensa il poeta e cerca la fiamma
che possa accendere tutti i candelabri
della cattedrale in un sol colpo
e sull'altare far apparire il nume
sacro dell'estasi, per gioire.
Gioisce il poeta solo quella volta
che afferra l'onda dell'amore puro,
quello non perso mai e ritrovato sempre
e se non c'è, il poeta lo crea.
Lo crea come barca sul fiume
che scorre dalla ragione al sentimento,
come dalla montagna serena nel cielo azzurro
al mare ombroso velato di bruma.
Il barcaiolo segue la corrente del fiume
e incautamente va verso i tormenti d'amore
che lo renderanno servitore estasiato.
Cosa fa il poeta, allora?
Scolpisce l'amore e lo racchiude
in una teca per nostra consolazione.
Ha un profumo il Natale,
sa di buono come il pane appena sfornato.
Le luci multicolori illuminano l'aria fredda
e se nevica il paesaggio è ancora più bello.
Vedo pensieri amici venire da me e non so
perché sono venuti a trovarmi solo ora.
Sono saltati fuori da una scatola
tutta infiocchettata, per stupirmi e
forse ricordarmi che non tutto è taciuto
nel cuore, i buoni sentimenti fanno
la volontà di quel dio della vita
che ci è stata donata senza preavviso,
che ci troviamo a trascorrere con pena
o senza pena, in compagnia o da soli.
La Sacra Famiglia si offre a rappresentare
le grida che salgono al cielo
e il Salvatore giunge.
Un alito di speranza cresce, aumenta
e occulta la morte dell'anima.
Respira di nuovo la lingua
di coloro che amano,
la stagione buona è tornata e andando
a braccetto con il Re del cielo
in un prato verde e felice,
coglieremo soltanto i frutti maturi
lasciando gli acerbi a chi
non vuole seguirci nel giardino
di stelle dove è nata la salvezza
che legge le beate parole.
Egli è con me e con te
e il dolore sarà fuggito.
Dolcezze e musica,
figure in sospensione,
coronano la visione e
tra nuvole a fiocchi di lana
appare una inconsistente purezza
di pensieri e passioni.
Il dio delle piccole cose
si confronta con la consapevolezza
che le grandi cose non avverranno
senza il suo aiuto.
Egli è il promotore e il consigliere.
Tra le grandi foglie degli alberi
il sole rosso infila i suoi raggi
e spezza la noia dell'abitudine
a starnazzare degli uomini falco
che vogliono fare le grandi cose
e hanno perso la memoria
del senso delle cose piccole
ma universali, piccole ma efficaci,
piccole ma intelligenti e vitali.
E' arrivato l'inverno e
la mia rosa è spenta.
Sono qui con l'attesa
che fila lana e cuce
la mia anima.
Si sta spogliando
foglia a foglia
la possibilità che tu ritorni
e il presente è sempre lo stesso:
tu non ci sei.
Distinguo bene le orme
che hai lasciato su di me
e ad una ad una le seguo
per ritrovare dove sei.
I fiori del mandorlo, sbocciati
prima della primavera,
piangono sotto una nevicata tardiva
e il vento li trattiene in un turbine.
Ho dipinto con troppi colori
un quadro che ora sfuma
in un grigio tetro.
So bene che è il dolce annegare
che mi spinge verso l'offerta
del mio dolore di donna
per espiare il peccato d'amore. Autore: Ivana Tata @tutti i diritti riservati
In un bosco
il mio profilo
e quello di un albero si confondono,
le mie braccia alzate al cielo
sono rami che fanno domande.
Albero tra alberi,
tronco tra tronchi,
braccia come rami a chiedere
e la foresta è folta.
Non vogliamo più aspettare,
è ora di cambiare,
offrici la chiave per uscire.
Si sta spegnendo il tramonto
e dentro di noi si accende l'ira,
la foresta brucerà.
E' tempo di trovare
la misura delle cose. Autore: Ivana Tata @tutti i diritti riservati